Tu sei qui

Giorgio Agnisola / 2006

Esiste come è noto una relazione profonda tra il visibile e l'invisibile della vita: che non riguarda soltanto le possibili corrispondenze formali ed espressive, ma altresì gli spazi consci e inconsci che abitano le regioni misteriose e ambigue dell'esistenza. E' questo il presupposto di ogni coniugazione in nome dell'arte di una dimensione chiusa nella clessidra del tempo interiore e di una esterna, che pure rimandando all'invisibile è segnata e condannata dal tempo cronologico. Insomma quel giro di boa che l'arte contemporanea ha sperimentato a valle della scoperta freudiana non costituisce un radicale mutamento di orizzonte espressivo, bensì una rappresentazione differente, alternativa e in fondo ambigua, più pensata che immaginata, più fantastica che reale.
Nella sua arte Giancarlo Flati sperimenta a fondo questa biunivocità investigativa, questo riconoscere e altresì riconoscersi attraverso la lettura invisibile di sé, cogliendo segretamente quei nessi che traducono le forme possibili in impossibili rappresentazioni dell'esistere. Una investigazione carica di materia e di colore, di gesti e di azione, ma anche di musica e di poesia; carica di quel trasporto passionale che fa dell'artista un artefice e un ricreatore. I "paesaggi interiori" di Flati, insieme fantastici e reali, allusivi e illusivi, capaci di rappresentare uno spazio dilatato su di una coscienza vigile, includendo un fitto riverbero emozionale e sensitivo, ma anche una fine interpretazione segnica in chiave esistenziale, appartengono di fatto ad un mondo sommerso e sommergibile, carico di stupori e di attese. L'arte è in fondo qui, nel gioco formale in cui prendono corpo i fantasmi dell'essere profondo, in cui lo spirito diventa materia, materia trasfigurata, energia. E' da questo specchiamento ribaltato, trasfigurato di sé, che nasce l'arte. I segni di Flati, in apparenza estemporanei, quasi gesti involontari, guizzi e lampi di luce colta nella materia e nel colore variegatissimo sono in realtà segnali del nostro esistere. Certo, è possibile in questo viaggio interiore identificare una specifica forma, darle un nome, riconoscere ad esempio nei suoi dipinti una figura o una forma inanimata. Ma l'arte è nel senza nome, che ogni nome porta con sé, insieme nasconde e rappresenta. E' qui la sua straordinaria, unica avventura umana.