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Manifesto - L'Albero dei MABits

Manifesto - L'Albero dei MABits

 

Sinossi

Dopo il successo del suo ultimo saggio pubblicato con Aracne Ed. (2013) Il segreto del Pendolo di Bentov. Co–scienza Estetica dell’Invisibile e Ordini Nascosti Giancarlo Flati torna a pubblicare con Aracne Ed. questo libro–Manifesto artistico, L’Albero dei MABits come fondamento teorico e ispirazione per la costituzione di un movimento creativo finalizzato a promuovere un nuovo Rinascimento artistico ed un nuovo Umanesimo. L’Arte di Flati vuole essere una reazione forte e consapevole allo tsunami che ha colpito recentemente l’intero pianeta. Questo libro nasce, dunque, come necessità di riscatto e di rinascita dalle sofferenze e dal buio calato sugli uomini dalla recente Pandemia da Coronavirus. Nella visione di Flati questo ambizioso progetto sarà possibile solo grazie ad una sana alleanza tra Arte Scienza e Tecnologia. Il Manifesto è un’opportunità di riflessione e di azione per preparare la mente creativa alle immani sfide del terzo millennio.

«Da queste premesse, dunque — sono parole del Prefatore Sorico dell’Arte Luciano Carini — nasce e prende vita il Manifesto di Giancarlo Flati, un manifesto da me fortemente sostenuto e appoggiato per le sue evidenti innovazioni artistiche e filosofiche, per i suoi contenuti innovativi e rivoluzionari, per la sua capacità di essere sì nel presente, ma di sapersi altresì proiettare, con sapiente intelligenza, nel futuro, oltre i confini dei nostri complessi e travagliati giorni. Giancarlo Flati artista di frontiera dunque, operatore e studioso dei Margini e dei Confini perché attivo in quella sottile e indefinita zona dove la materia si incontra con la mente e la fantasia, l’arte con la scienza, il visibile con l’invisibile, il concreto con l’astratto. E mi piace qui ricordare la sua immagine, per altro già presentata alla 57a Biennale Internazionale d’arte di Venezia, dell’albero dei Margini o albero dei MABits, immagine emblematica, simbolo e metafora del tempo, con la viva speranza che esso possa diventare l’albero dell’arte del futuro, che possa germogliare e produrre nuovi frutti, nuovi e diversi linguaggi, nuove bellezze».

 

Prefazione

di Luciano Carini - Critico d’arte e direttore della galleria “Studio C”, Piacenza

Piacevole e profondo affabulatore, Giancarlo Flati, e capace, come pochi, di coinvolgerti e appassionarti con le sue acute e puntuali riflessioni sul caos primordiale, le origini della vita, l’ordine implicato e l’ordine esplicato, il rapporto arte–scienza e infiniti altri argomenti di stringente e straordinaria attualità.

Un incontro, quello con Giancarlo Flati, che per me ha rappresentato un vero e proprio tuffo nel passato, un percorso a ritroso nella memoria. Mi ha improvvisamente riportato agli anni settanta quando, ancora giovanissimo, trascorrevo le mie estati a Gropparello (Piacenza), in compagnia di Ernesto Treccani, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Luciano Minguzzi e svariati altri grandi artisti legati o fondatori del Gruppo di Corrente.

Ricordo, come fosse ora, le lunghe ore passate a dibattere sull’arte e la sua funzione, sul rapporto arte–società, arte e politica. Discorsi oggi superati e sbiaditi, ma allora nuovi e attuali, figli del loro tempo. Ben altra cosa sono i quesiti e le tematiche che Giancarlo Flati pone oggi alla nostra attenzione. Artista, chirurgo, docente e ricercatore, ormai da diverso tempo è fortemente impegnato in una ricerca che, con coraggio e determinazione, ma anche e soprattutto con originalità e freschezza creativa, si cala nei meandri della scienza, della geometria e della topologia in una complessità analitica che include spazio e tempo, materia fisica e mentale, pensiero e invenzione.

Viviamo oggi tempi complessi, caratterizzati da forti e a volte improvvisi cambiamenti, da mutamenti epocali e da grandi e inaspettate scoperte scientifiche che, in qualche modo, vengono a modificare il nostro modo di essere e stare nell’universo. Basti pensare ai potenti acceleratori di particelle che hanno lo scopo di ricostruire in dettaglio i complicati meccanismi che hanno dato origine e forma al mondo in cui viviamo oppure all’intelligenza artificiale, all’algoritmo che governa il nostro apprendimento quotidiano. La scienza, insomma, procede incessantemente e con lei cambia il nostro modo di vedere e raccontare il mondo. Questo non solo per i nuovi strumenti e le tecnologie che nascono, ma anche, e soprattutto, perché, cambiando i paradigmi, si modificano tutte le nostre relazioni. Quando si guarda il mondo con occhi e prospettive diverse cambia anche, e soprattutto, la nostra cultura, l’arte, la filosofia, il modo proprio di intendere e concepire la vita, l’esistenza. Conoscere e anticipare questi cambiamenti significa dunque avere gli strumenti per costruire una società migliore e più avanzata. Per tutti questi motivi arte, scienza e filosofia sono ancora oggi strumenti e discipline importanti e fondamentali, perché danno senso e cosistenza al nostro esistere. Questa visione unitaria del mondo, che nasce e si sviluppa dal nostro passato più remoto, è, ancora oggi, lo strumento più adatto per affrontare le sfide del domani.

Da queste premesse, dunque, nasce e prende vita il Manifesto di Giancarlo Flati, un manifesto da me fortemente sostenuto e appoggiato per le sue evidenti innovazioni artistiche e filosofiche, per i suoi contenuti innovativi e rivoluzionari, per la sua capacità di essere sì nel presente, ma di sapersi altresì proiettare, con sapiente intelligenza, nel futuro, oltre i confini dei nostri complessi e travagliati giorni.

Giancarlo Flati artista di frontiera dunque, operatore e studioso dei Margini e dei Confini perché attivo in quella sottile e indefinita zona dove la materia si incontra con la mente e la fantasia, l’arte con la scienza, il visibile con l’invisibile, il concreto con l’astratto. E mi piace qui ricordare la sua immagine, per altro già presentata alla 57a Biennale Internazionale d’arte di Venezia, dell’albero dei Margini o albero dei MABits, immagine emblematica, simbolo e metafora del tempo, con la viva speranza che esso possa diventare l’albero dell’arte del futuro, che possa germogliare e produrre nuovi frutti, nuovi e diversi linguaggi, nuove bellezze.

Nel complesso, dunque, il Movimento di Giancarlo Flati propone e sviluppa un’alleanza culturale, attiva e feconda, tra arte, scienza e tecnologia al fine di smuovere le capacità percettive, gli archetipi mentali e le coscienze creative di ognuno di noi. Ma come tradurre tutto questo a livello artistico, a livello estetico? Interessante e coinvolgente, pertanto, l’espressione di Giancarlo Flati e il suo percorso di ricerca che, partito dal figurativo, è gradualmente giunto all’’Informale per approdare poi all’attuale espressione molto vicina al Concettuale, ma con caratteristiche e risultati del tutto personali. Così, a partire dalla fine degli anni settanta, il suo linguaggio si è progressivamente rinnovato e arricchito a partire dall’analisi dello spazio visivo, delle strutture e dei metodi della pratica pittorica che, in più occasioni, ha messo ampiamente in gioco immagini ed elementi ormai consolidati della storia dell’arte. Questo suo modo di procedere, questo suo atteggiamento scientifico–analitico, però, non si riduce solo ad una fredda e calcolata investigazione scientifica, ma apre una nuova e diversa prospettiva operativa ricca di implicazioni e suggerimenti soprattutto quando l’artista, con acume e intelligenza, riesce a spaziare e rappresentare mondi diversi, dal micro al macrocosmo, per cercare e individuare una comune radice, una comune origine. Pittura fatta di quantistiche fluttuazioni, di tracciati, percorsi e filamenti che catturano l’osservatore proiettandolo all’interno della sua trama visiva e dentro l’illusoria dimensione dello spazio della rappresentazione in una scansione geometrica senza fine. Un segno, quello di Flati, che non ci appare morbido e fluido, ma piuttosto tormentato e frammentato in continue stratificazioni, in ritmi alternati e intermittenti e poi, ancora, l’intervento di svariati e diversicati materiali come radici, legni, detriti, fossili e schede elettroniche: poetico richiamo al passato e preziosa riflessione sul presente, su una realtà mutata e in continuo, incessante divenire. Espressione che a volte si veste di luminosa e quasi trasparente leggerezza, altre volte di oscura e drammatica profondità, altre volte ancora di chiare e magiche lontananze cosmiche che richiamano mondi stellari infiniti e sconosciuti. Belli anche i suoi colori che, con spontaneità e immediatezza, passano dallo stato liquido a quello materico a rendere il senso della vita, la frantumazione dell’esistenza, gli imprevisti del mortale destino. Espressione intensa, questa di Giancarlo Flati, dove sempre compare la grandezza del vuoto primigenio ma anche, e soprattutto, lo stupore e la meraviglia di fronte alla bellezza dell’universo. Ecco allora il senso di questo Movimento che auspica un’arte capace non solo di guardare la realtà, ma di trans–vedere, di vedere oltre cercando di cogliere, di ogni cosa e di ogni fenomeno, tutte le risonanze interne ed esterne, i riferimenti temporali e spaziali, i contesti ambientali e culturali. E la sua proposta concreta non è tanto quella di creare una “Nuova Corrente pittorica” o l’instaurarsi di uno spirito più o meno gregario, ma piuttosto quello di costituire, nel tempo, un vero e proprio Laboratorio Interculturale e Interdisciplinare libero e aperto abbattendo i confini o i Margini tra spazio e materia, scienza ed arte, mente e coscienza, visibile e invisibile e giungere fino al Margine dei Margini, all’estremo confine della materia sottile, dove tutto è leggero e sospeso, anima e spirito, dove inizia il vero e incontrastato territorio dell’arte.

E qui ha inizio il “Processo Creativo” suggerito e descritto da Giancarlo Flati e già racchiuso nel termine In–form–azione (ideazione, formazione e azione) indispensabile per produrre e sviluppare vere opere d’arte, “connesse” con l’esterno e il mondo intero perché “libere” ed “autonome” dall’artista che le ha pensate e create. Opere cioè, in grado di durare nel tempo e capaci di parlare alle future generazioni in un rapporto dialettico positivo e costruttivo con il passato per poter aggiungere nuovi rami al “Grande Albero dell’Arte e della Vita”. 

Dobbiamo oggi avere il coraggio e la forza di promuovere una NUOVA ARTE che sappia «far convivere ed evolvere, in modo armonico, uomo e macchina, biosfere e tecnosfera». Tutto questo nel pieno rispetto delle diversità e libertà di quanti riterranno giusto e opportuno aderire a tale Movimento e portare al suo interno il loro pensiero filosofico e il loro contributo creativo ed espressivo. E a tale proposito mi sembra particolarmente centrata l’immagine del “fiocco di neve” proposta da Giancarlo Flati ogni artista è come un fiocco di neve fortunatamente dotato di una sua identità irripetibile. La bellezza dei fiocchi di neve non sta nella loro somiglianza, ma nella loro diversità e nel modo in cui formano meravigliosi paesaggi unendosi. Eppure la loro diversità è figlia di una certa analogia dei loro processi formativi, ogni fiocco segue lo stesso processo ma in contesti ed in condizioni iniziali differenti. Da quanto descritto, emerge dunque un manifesto fortemente contemporaneo in grado di entrare, con autorità e competenza, nei percorsi della scienza, della tecnologia e della comunicazione e capace, altresì, di guardare con occhi nuovi e diversi il variegato mondo del Simbolico e quindi dell’Arte tutta riscoprendo in Essa lo strumento indispensabile per entrare ben oltre la realtà e la materia, attraversandole con i sensi e l’emozione fino ai gradi più alti e permanenti della conoscenza e della cognizione estetica. E, ancora, un manifesto che riesce a squarciare quel «margine d’ombra che accompagna ogni momento del nostro esistere, quello tra visibile ed invisibile, tra l’illusione del reale e la realtà del virtuale, tra materiale ed immateriale» e far emergere tutte le bellezze nascoste dalle nebbie dell’indifferenza e dalla leggerezza del comune sguardo.

 

Decalogo sintetico del Manifesto e modulo del processo creativo

1. Fondamento dell’estetica dei margini e sue radici.

Il movimento “L’Albero dei MABits” (MABits sta per Marginal Art Bits) si fonda sull’Estetica dei Margini e vuole proiettare le sue radici aeree nelle profondità invisibili di alcuni margini (Arte–Scienza, Mente–Materia, Mente–Spirito, ecc.). In questi margini le radici si aggrovigliano e interagendo assorbono linfa primordiale in grado di nutrire varie e variegate sensibilità estetiche e creative della mente (Spirituali, Materiali, Tecnologiche). Il loro apporto di energia, sotto forma di bits di informazione, prepareranno la nostra mente ad un nuovo paradigma creativo, ad un’arte nuova — o profondamente rinnovata — ed aperta alle complesse sfide della modernità. «La vita viene dalla vita» diceva Pasteur. Ci piace pensare che le radici del nostro albero siano nutrite di “Arte viva dalla Vita”.

 

2. Cantiere virtuale internazionale e laboratorio di pittura dell’invisibile e della cyber–realtà.

Il movimento “L’Albero dei MABits”, nasce in ambito pittorico ma vuole essere inclusivo ed aperto a tutti i protagonisti del mondo dell’Arte e della Cultura, artisti, critici, scienziati, filosofi e pensatori di nazionalità italiana e di altri Paesi del Mondo. Non sarà un salotto di nostalgici e romantici “Bohemiens” o di “primedonne”, con cappello e sciarpa. Vorrà piuttosto essere un “cantiere virtuale” (una casa Think Tank per coscienze riflessive e creative) ed, al tempo stesso, un “laboratorio di ricerca pratica e concreta” dove ci si “sporcano” le mani ed i vestiti di colori e si suda molto, per sintonizzare le nostre opere con i segreti dell’Invisibile e della cyber–realtà contemporanea.

 

3. Un’arte verso il futuro.

Il movimento vuole perseguire un’alleanza culturale tra Arte, Scienza e Tecnologia. Che non sia un’alleanza di facciata ma che si prefigga una vera e propria transizione evolutiva della nostra capacità percettiva, dei nostri archetipi mentali e delle nostre Co–scienze creative. Dovremo lavorare per un’Arte che guardi al Futuro (avendo nel nostro DNA indelebili impronte lasciate dall’arte del passato), capace di rinnovarsi, traendo vitalità e “sostanza” da un’armoniosa condivisione di risorse “informative” che abbondano nelle frontiere più estreme della Scienza, della Tecnologia e della stessa Estetica. Quale sarà il nostro destino di uomini e del nostro “genoma” senziente e creativo (ARTgenoma?) nell’incipiente regno delle Menti Artificiali, dei Cyborgs e dei Quantumorgs?

 

4. Arte per una nuova umanità.

Promozione di nuova umanità resiliente e omeostaticamente matura per affrontare l’era del TecnoUmanesimo, Promozione di Nuovo Rinascimento Artistico.

Potrà forse l’arte aiutare l’uomo alla armoniosa convivenza tra biosfera, tecnosfera e cybersfera, tra l’illusione dell’Eden dei Cyberottimisti ed il terrore di Frankenstein dei biopuristi? Non è certamente compito dell’arte risolvere i problemi sociali e politici ma crediamo possa, con la leggerezza che la caratterizza, suggerire all’uomo il gioco sottile del “sentire” il fascino della conoscenza e dell’esplorazione dell’Invisibile nascosto dietro le bellezze e i dolori dell’esistenza umana e del Cosmo che ci ospita.

 

5. Nuove tecniche e linguaggi.

Promozione di tecniche e linguaggi nuovi o profondamente rinnovati.

Si incoraggia l’implementazione di tecniche ad alta efficienza espressiva, originalità ed eleganza linguistica finalizzate al perseguimento di: bellezza, chiarezza, freschezza, vitalità, sottile ambiguità, multidimensionalità, comunicabilità al mondo. Non rinunceremo ai nostri granelli di sabbia, alle terre colorate, alle nostre pietre ed alla nostra cara e vecchia “tavolozza” ma la rinnoveremo continuamente, rendendola permeabile alle nuove “materie ibride” ed alle amplificazioni tecnologiche, incluse alcune tra le più innovative Tecnologie Cyber–virtuali quali, ad esempio, il TiltBrush. La qualità tecnica dovrebbe essere in perfetta risonanza con la profondità ideativa e la solidità strutturale dell’intero processo.

 

6. Processo e struttura del modulo creativo. (Fig. 2)

La triade del processo creativo già implicata nel termine IN–FORM–AZIONE (Fig. 2) è da intendere pensando metaforicamente ad un’albero. Quest’albero (dei MABits) ha una struttura a trifoglio, con tre rami principali e tre chiome che producono rispettivamente risorse (frutti) “astratte” di tre tipi (Qbits, Bits, Ebits), corrispondenti a tre diverse fasi sinergicamente intrecciate: Ideative/intuitive emergenziali, Mentali/logica strutturale e Relazionali Passionali: 

a) ideazione (cervello destro per i riduzionisti, finestra sulla spiritualità per gli spirituali), che attinge alla Mente cosmica, all’Ordine Implicato, all’Invisibile, all’Irrappresentabile, al Mistero (Fase IN: Qbits);

b) “formazione” logica e strutturale dell’idea (Fase FORM: Bits);

c) azione (mezzi espressivi e materie): finalità principale dell’Azione e delle tecniche esecutive è comunicare con coerenza stilistica e spontaneità l’idea che già è una struttura “in progress”. L’Azione è completamento della tensione strutturale in–formatrice ed azione “passionale” inter–relazionale che coimplica Artista, Opera e Mondo fruitore dell’opera (Fase AZIONE: Ebits) (Entangled Bits, nota 6). La sintesi di questa triade è esprimibile con la formula dei MABits.

 

7. MABits – Unità di informazione artistica dei margini.

Genealogia dei MABits dall’In–Form–Azione e dal processo Triadico della Figura 2.

Il termine MABits sta per Marginal Art Bits ed è il risultato di un’equazione creativa costituita da tre parametri: i Qbits (fase In), i Bits (Fase Form) e gli Ebits (fase azione) combinati tra loro in due modi. Quello più semplice (emergenza debole) basato sulla somma delle unità di informazione di base (MABits=QBits+Bits+Ebits) e quello più complesso, un’equazione Aurea (emergenza forte) basata sulla interazione moltiplicativa (Qbits x Bits x Ebits). Il MAbit viene proposto come unità di base di informazione artistica a genealogia emergenziale. Per capire cosa si intenda per unità di base MABits e delle loro interazioni facciamo un esempio:

un’opera iperrealista è fatta prevalentemente di Bits, un’opera spirituale/informale/astratta è fatta con prevalenza di Qbits, ed un’opera iper–relazionale, iperfantasiosa, futurista, espressionista, passionale ed emozionale è fatta in prevalenza con Ebits. Potremmo chiamarli anche Emotional bits, in fondo gli Entangled Bits “fisici” sono stati associati da Abner Shimony a “passione a distanza” (“passion at distance”)! Ad esempio, Il Giudizio Universale di Michelangelo, essendo un’emergenza artistica forte, è il risultato di MABits figli di un’equazione Aurea.

 

8. Qualità espressiva, strutturale e organizzazione “spaziale” dell’opera (linee prospettiche, campiture, colori, materiali, gesti e segni) ispirate ai concetti di assenza costitutiva e relazionalità spaziale topologica.

Il movimento vuole promuovere la crescita qualitativa della fase esecutiva e della strutturazione dell’opera. 

Avere in mente «la dottrina dell’estremo principiante» di Luzi è una preziosa guida per una giusta tensione esecutiva e per conseguire un miglioramento continuo della tecnica e del linguaggio espressivo. A volte in arte il meno significa più e questo meno è legato al concetto di assenza costitutiva e di relazionalità degli spazi topologici (Figg. 10, 11, 12). Le assenze costitutive e lo spazio topologico sono forse i due aspetti tecnici–esecutivi più rilevanti dell’estetica dei margini e del nostro intero processo creativo.

 

9. L’obiettivo primario e necessario è l’ opera “connessa”.

Realizzare opere “connesse”.

La spontaneità e la dinamicità dell’azione, del gesto, del segno, del colore ed il gusto dell’ibridazione armonica dei materiali accresce la qualità della Tecnica e ne rinvigorisce la forza comunicativa e la “connessione” intima con l’animo e la mente di chi osserva l’opera. L’artista dovrebbe avere il coraggio di distruggere  un’opera totalmente sconnessa o nata “morta” e ritentare finché non raggiunge l’obiettivo. Talvolta prima della distruzione è opportuno mettere l’opera in quarantena per due tre anni.

 

10. Obiettivo utopico: autonomia e durata nel tempo delle opere, create in sospensione tra storia e destino.

Tra le opere create con particolare spessore qualitativo e strutturale, coerentemente con le 9 precedenti indicazioni, solo poche o forse nessuna può aspirare ad essere adatta ad infrangere la frontiera dell’impossibile. Realizzare opere “autonome”, svincolate dall’autore, che durino e che vivano nel Tempo è l’obiettivo più ambizioso di un artista. Che le opere riescano a parlare anche al futuro del mondo ed alle future generazioni è come scrivere una poesia che parli al cuore del lettore di qualsiasi tempo e di qualsiasi luogo. Per quanto possa sembrare un obiettivo utopico, è proprio per il suo essere pressoché impossibile da raggiungere che deve essere perseguito con la stessa tenacia che deve avere un maratoneta quando si allena per vincere una maratona olimpica.

Schema Nuvola Albero Trefoil Knot

Figura 2. Schema sinottico del processo creativo Nuvola/Albero Trefoil Knot. La struttura topologica a “Trifoglio con superficie di Seifert annodata” (Trefoil Knot–Superficie di Seifert) è la metafora delle fronde trilobate dell’Albero dei Margini. È immagine simbolica ed al tempo stesso concreta rappresentazione del processo creativo. I tre percorsi dell’In–Form–Azione sono intrecciati ed annodati nello spazio “configurazionale multidimensionale”. Sono dinamicamente interconnessi tra loro e con il mondo esterno (Cosmo e microcosmo, Realtà indipendente dalla mente) e con l’opera al centro del processo. Questa interconnessione (Mente Spirituale, Mente logica e Mente passionale Relazionale) è olomovimento, è flusso informativo fatto di Qbits, Bits, Ebits. La creatività della mente li trasforma in Marginal Art Bits (MABits) grazie ad un’equazione semplice: MABits= QBits x Bits x EBits (versione strong) o in MABits= = QBits + Bits + EBits (versione weak). Le radici del nostro albero non sono schematizzate, perché sono radici aeree ed invisibili. Immaginiamole come processi frattalici, come agglomerati filiformi affondanti le loro propaggini (arrotolate, aggrovigliate e interagenti) negli spazi profondi dei margini. Sono queste radici che assorbono linfa e ossigeno e la forniscono alla Mente per creare risorse energetiche “Informate” (Qbits, Bits ed E Bits) e MABits. La qualità del prodotto di tutto questo processo è direttamente proporzionale alla profondità valoriale di tre domini della MENTE: SPIRITUALE (Ideazione), LOGICO (Forma Mentis Scientifica), EMOZIONALE/RELAZIONALE (Profondità espressiva comunicativa).

 

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Atlante dell'Arte Contemporanea De Agostini 2021

Atlande dell'Arte Contemporanea De Agostini 2021

De Agostini 2021 - Albero dei MABits - pagina 1

De Agostini 2021 - Albero dei MABits - pagina 2

 

Cultura Identità - Metaverso, teconologia, astrazione - 18 Dicembre 2022

Cultura Identità - Metaverso, teconologia, astrazione