(...) Flati è un artista dotato di un alto livello di consapevolezza. In lui il flusso spontaneo dell' ispirazione e la capacità riflessiva sul suo stesso lavoro si bilanciano come raramente accade. E' attivo già da parecchi anni ma non c'è dubbio sul fatto che la sua opera si cali bene nel rinnovamento di questo inizio millennio. Con gli anni il maestro ha messo a punto, infatti, uno stile personalissimo, in parte dipendente anche dalle sue specifiche esperienze di uomo di scienza e d' arte nel contempo, fino a contemperare un impulso assolutamente spontaneo con i risultati di un' ardua riflessione in cui convergono temi di ordine psicologico e metafisico, tecnico e spirituale. Flati dipinge opere che hanno sempre un ben preciso titolo ma non sono incardinate a una vera e propria figurazione. E', però, un pittore figurativo nel senso più preciso del termine. Non ha, infatti, alcun interesse per l' astrazione intesa come volontario sganciamento dal rappresentare la concretezza del reale, ma la sua idea di un possibile "reale" non ha niente a che fare con la verosimiglianza o la riproduzione di percezioni quotidiane. La sua pittura è uno scandaglio inserito dentro un' idea di realtà derivante da un processo di penetrazione progressiva all'interno di un' ipotesi di struttura delle cose, che sono appunto dentro e fuori di noi, a buon diritto definibili come concretissime realtà ma necessitanti di un disvelamento perché non immediatamente percepibili e pure incombenti sui nostri pensieri e sentimenti.
Quello che si vede nelle opere di Flati è una sorta di vortice, di abisso magmatico che attrae la vista come un turbine inquieto ma regolato dall' occhio vigile dell' artista che parte verso una singolare lontananza e tira con sé gli osservatori disposti a seguirlo senza chiedere troppe spiegazioni ma soggiogati dalla complessità della stesura conglobante materie diverse, rimescolando ogni cosa con una forza demiurgica che costringe a accettare l' insieme del contesto dove tutto appare necessario e palpitante di passione autentica.
Gli esegeti che si sono interessati fino a oggi al lavoro di Flati hanno messo in luce elementi che sono indubbiamente indispensabili per accostarsi al suo mondo opportunamente attrezzati. Flati ha definito se stesso " un naufrago di un' onda anomala della storia" e già questa immagine metaforica dell' onda e del naufragio la dice lunga sull' ansia profonda e spasmodica dell' artista di inserirsi in un dinamismo implicito per cui l' arte possa e debba assumere lo stesso carattere di turbolenza e incontenibile energia scaturenti da una tempesta di mare. Ed è proprio il tema dell' energia che è costantemente sotteso alla sua opera, una dimensione che attraversa tutte le arti, secondo una tesi cara all' artista stesso e che Flati intende affermare concretamente nel suo impegno di pittore. E' stato così notata nell' insieme del suo lavoro una forza propulsiva che sembra scaturire dall' origine prima delle cose tanto da indurlo a pensare e formulare una specie di "paesaggio biogenetico" come lo chiama Duccio Trombadori, prodotto da una sorta di fuoco interiore che ricorda all' artista il mondo poetico di Mario Luzi ripetutamente e giustamente echeggiato e citato nella sua opera, un mondo ermetico-orfico, secondo la giusta definizione di Sandro Dell' Orco, che Flati sente nel profondo fino a farne sostanza dell' espressione.
Anche Luzi ha avuto quel misto singolare di tensione verso il sublime e di saggia quotidianità da cui è sorta una delle esperienze poetiche più importanti del Novecento. Flati ha in sé un' anima di poeta vero che pensa alla figurazione come "sistema" capace di generare alti pensieri e sottili emozioni. Ecco così le sue fervide opere i cui titoli vogliono orientare l' osservatore a vedere l' essenziale. Si parla, così, di Mondo e di Tempo, di Abissi e Voragini, di Residui e di Destino, si allude alla dimensione algebrica e quantistica per una possibile interpretazione dell' Universo, come se questa pittura avesse l' intrinseca necessità di ancorarsi a certe cruciali parole-chiave che fungano da guida alla decifrazione dell' insieme pittorico e effettivamente diventino un viatico efficace che rende a ciascuno di noi vicina e coinvolgente questa esperienza così particolare. All' interno di una tale possibilità di lettura l'osservatore è lasciato, poi, alla più grande libertà di approccio.
L' arte di Flati è come un viaggio nello spazio dove lo scrutatore osserva, preoccupato e esaltato, entusiasta e timoroso, l' Universo che gli schiude davanti. Egli non lo capisce né può capirlo fino in fondo ma comprende come sia di fatto il contenitore di tutto il sapere, potendosi muovere dal macro al microcosmo con analoga procedura, non esistendo in realtà una differenza vera e propria ma, appunto, un sistema di corrispondenze continuo e affascinante. Osservando le opere di Flati sembra di procedere a manovre di avvicinamento o allontanamento in direzione di corpi celesti che appaiono e scompaiono, forme caleidoscopiche che si compongono e scompongono incessantemente, suggestionandoci a vedere o sentire acque e fiamme, cieli e distese incommensurabili di spazio, luci e ombre oltre la superficie immediata delle cose.
Flati, insomma, è un costruttore di forme dentro le quali trapelano connessioni più profonde eppure ben percepibili perché coerentemente sorte da un unico principio di individuazione, dove una sapienza antica e un avveniristico sondaggio di nuove possibilità si incontrano e si integrano senza alcun attrito e alcuna incomprensione.
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Claudio Strinati / 2008
Brani tratti da "Giancarlo Flati, Intersezioni del Tempo" - Matteo Editore, 2008