La ricerca pittorica di Giancarlo Flati, uomo di scienza e di poesia, si sviluppa sulla base di sottesi contrappunti, di complessi rapporti dialettici: i fantasmi del reale,la "realtà" del virtuale. La problematica dalla quale muove Flati è l'incapacità dell'uomo di comprendere certi aspetti misteriosi e nascosti dell'esistenza. Questo aspetto costituisce il punto di partenza della sfida dell'artista: rendere vivide, palpabili determinate meccaniche, dinamiche legate alla sfera del "mondo invisibile". La ricerca di Flati non si configura come una pedissequa ricostruzione di testimonianze passate o come una messianica premonizione di scenari futuri; le memorie del passato si attualizzano, si vivificano alla luce di attuali ipotesi sulla struttura dello spazio, del tempo, della materia, che caratterizzano il nuovo millennio. L'artista rende visibile l'invisibile fisico, attraverso un flusso, che non è solo spazio-temporale, ma anche materico.
Egli fa sua la lezione delle avanguardie del primo Novecento: bisogna dipingere ciò che non si vede (secondo una formula di De Chirico). L'opera di Flati, infatti persegue il tentativo di dare spessore, sostanza ad una materia leggera ed invisibile: ecco nascere dalle sue tele polimateriche, "forme instabili di sostanza ibrida, trafitte da barbagli di luce", come l'artista stesse le definisce. La pittura di Giancarlo Flati, attraverso un approccio alchemico, un inseguire la trascendenza e, come afferma la dott.ssa Bortolatto, attraverso "il salire al celestiale incontro tra abissi di buio e di splendore", diviene trasfigurazione poetica della materia e punto di contatto ideale con poeti quali Mario Luzi ed Elio Peretti, ai quali Flati risulta particolarmente legato.
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Angelo Centonze / 2008
Da "Giancarlo Flati: I fantasmi del reale e la 'realtà' del virtuale"