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Alida Maria Sessa / 2006

Brani da "Giancarlo Flati - SEQUENZE DELL' INVISIBILE" - Ed. Animobono, 2006

(...) Flati vive una connessione fisica salda e duratura non solo con la materia minerale ma con quella materia invisibile che è la luce, seme di tutto, secondo il titolo di una sua opera. Così rivela in realtà il rapporto ombelicale col mondo, attraverso terre, lave appena raffreddate, meteoriti infranti nella caduta o frammenti della civiltà dei consumi, perché tutto è assolutamente necessario o deve essere finto tale per non lasciare smagliature, caselle vuote nel suo mosaico sistematico. (...)
Così l' artista riesce benissimo a non farsi stritolare dall' Arte povera e dal neo geo americano. I particolare segni linguistici, mitico-simbolici, rituali che ricorrono come in un sottotesto subliminale nelle sue opere ribadiscono questo rapporto e svelano il bisogno di ricercare la sua identità e la sua specificità umana, il suo dna emotivo, proprio scrutando nei lacerti remoti ed invisibili della chimica inorganica.
Una sua opera va letta più che come indagine sul campo, come struttura di comunicazione e di scambio di sé e va individuata soprattutto per la caratterizzazione sacrale e per la sospensione atemporale. Si tratta di studiare la natura e la sua evoluzione anche attraverso le misteriose sequenze dell' invisibile, come fenomeno naturale, anche nella intrinseca povertà e ripetitività, per non dire prevedibilità, per astrarsi dai grandi, ma forse troppo contingenti temi che ci dominano. Si tratta di contrapporre la retorica del valore simbolico, del senso sacrale, della necessità esistenziale, archetipo e simbolica, alla retorica dei grandi processi collettivi, globalizzazione, crisi delle risorse, inquinamento e deperibilità tecnologica compresa. Eppure poco gli interessa la natura intatta perché poco si riconosce in essa, è del tutto noncurante della singolarità geologica, della zolla miracolosamente giunta integra fino a noi, anzi quasi sempre azzarda un repertorio di cose fortemente contaminate, da segnalare, rappresentare, valorizzare.
Sgretolati i compartimenti stagni tra figurazione ed informale, la materia di Giancarlo Flati è sostanza antropologica, prima che sedimentazione di rocce sgretolate. E' ricerca del significato intrinseco, che certo tiene in gran conto le lezioni di Burri ed ancora di più di Antoni Tapies quando vola basso sulle zolle di materie terrose, per plasmare le grandi Grandi Madri totemiche degli ultimi lavori, ma ha un accanimento tutto suo, un versante pulsionale, libidico,che vi risulterà più chiaro nel tempo.
C' è una connotazione religiosa in questo dare un senso all' ordine territoriale, al caso che mette ordine nel naturale caos, anzi al caso che crea e ricrea con infinite varianti. Flati cerca radici ben più arcaiche del cristianesimo, da una parte sta ficcato saldamente nella filosofia presocratica, dall' altra vive le potenzialità espressive del degrado.
Preparatevi ad una marcia longa.