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Luigina Bortolatto / 2012

Armonia nei portolani cosmici di Giancarlo Flati

Ho già definito Giancarlo Flati, viandante sopra un mare di nebbia (1) e poeta cosmico (2) per la sua concentrazione sulla realtà della materia sulla consistenza dello spazio-tempo e la loro relazione con la sua coscienza creativa.

Artista e uomo di scienza attraverso la sensibilità intuisce l'opera e la pensa contemporaneamente attraverso l'intelletto. Scienza e contemplazione non sono indissolubili, così come lo studio dei fenomeni e il sentimento degli stessi, ma anche il fisico e lo spirito, la fisiognomia della superficie e la poesia della profondità. L'importanza assegnata all'idea equivale all'importanza assegnata alla forma. L'opera come veicolo comunica, lascia trasparire, ma non ostenta. E' sistema di relazioni in cui tutto è flessione e movimento: per aggregarsi, sciogliersi, ricomporsi. E' gravitazione di tanti frammenti attorno a un nucleo...

Nell'immagine di Flati si condensa una specie di prosodia o ricerca del ritmo.

Flati è attratto dal sublime, ciò che è assolutamente grande e non si presta a nessun paragone: aliquid quo nihil majus cogitari possit che per sant'Anselmo è la prova dell'esistenza di Dio. (3)

Come Friedrich sembra sostenere che la materia diventa corpo e simbolo dell'arte nella misura in cui quest'ultima assume, quale propria forma particolare, la forma dell'in-formazione dell'infinito nel finito. (4)

Come Michaux strappa l'ancora che teneva la nave lontano dai mari per dipingere la coscienza d'esistere. Come Michaux ripassa la pellicola impressionata che ha subito la luce dove una o due o tre linee si incontrano, qui fanno cespuglio, lì intreccio, s'arrotolano, si raddrizzano... (5)

Se Barthes e Masson alla stupefacente bellezza del gesto nell'ideogramma cinese hanno sostituito la pulsione del colore, Flati immagina una materia mobilissima (i neutrini più veloci della luce?), moltiplica forme e prospettive per far emergere traiettorie asimmetriche di sistemi stellari. Il tempo delle sue galassie è il tempo dell'eterno presente della comunicazione elettronica, flusso costante dell'attualità. Un intersecarsi di elementi iconici, sonori.

Flati non perlustra i labirinti dell'inconscio. Come Munch si affida a uno stile liquido attraversato da scosse segrete. Sono onde impetuose, vibrazioni elettriche. Percorre il cono di espansione dell'universo in cui tempo e spazio si identificano alternando figure geometriche concentriche per scandagliare il lago in cui si nasconde il bosone di Higgs. (6)

E si sposta fra il modello del cerchio, risalente alla visione di Galileo e il modello dell'eclisse, nella cosmogonia di Keplero. (7)

Un policentrismo di linee curve, sonore, non da descrivere ma da indagare per la funzione e i significati. Con la certezza che il rapporto tra la rappresentazione artistica e la realtà esterna è sempre illusorio e non deriva da maggiore o minore aderenza al vero.

L'urlo prodotto dalla convergenza delle linee nell'unico centro, la testa urlante di Munch (8), l'inquietudine armonica di Licini, gli ascendenti neodadaisti dei combine paintings, che esprimono silenzio e stupore, nel contesto pittorico composito di Rauschemberg, (9) il neoespressionismo spettacolare, sonante, maestoso e tragico di Anselm Kiefer, a bigger wave di Hockney, insieme mare tempo continuità e fine (10), ispirano l'idea di una pura musica visiva.

Già l'americano Whistler indicava Notturni e Sinfonie le sue sottili variazioni tonali e Kandinskj dava espressione a un ordine mentale nel quale colori e forme si componevano in modo armonico e dissonante in voluta analogia con la musica. (11)

In passato avendo verificato la trasmissione e trasmutazione dell'immagine dell'acqua attraverso segni decifrabili da giusti codici (da Duccio a un ignoto cinese del XV secolo, da Leonardo al mappamondo di fra Mauro, da Hokusai a De Carolis, da Dufy a Hockney) ho analizzato il valore universale o ideale dei segni e l'organizzazione della sua rappresentazione. (12)

Questa ascesi conoscitiva coinvolge l'inquietante sequenza in divenire delle fluide azioni di Flati.

Flati intende rappresentare il mondo nelle sue complessità, coglierlo nel momento in cui si proietta per vie possibili, che si organizza informe e fluente e si definisce dal primo suono lo scoppio del big bang, dilatandosi nell'eufonia dello spazio-tempo.

All'origine del mondo, nell'incrocio fra mito e musica, nell'azione interviene sempre un elemento acustico: il suono attraverso il quale un dio manifesta la sua volontà. La bocca spalancata, la caverna che canta, il singing degli Eschimesi, il Tao da cui, come un albero, emana il mondo dei Cinesi antichi. Il suono nato dal vuoto è il frutto di un pensiero che fa vibrare il Nulla e propagandosi crea lo Spazio. (13)

La poetica e il personalissimo linguaggio musicale di Franco Donatoni, fondati sul principio di de-composizione delle strutture musicali, sfociati in un pullulare di microrganismi atomici, scorrono, meglio interagiscono con la ricerca di Flati. E' la captazione dei sonar, emissione degli ultrasuoni che Giusto Pio integra a mezzi vocali e strumentali con il nastro magnetico.

Nelle opere di Flati ci sono grovigli lignei, nodi metallici, schede, vetri, pietruzze, granelli di sabbia, la conchiglia sonora di Tritone. Ogni elemento ha memoria dell'arpeggio del bosco e dello sciabordio dell'onda, della macchina elettronica, dell'ebbrezza del vento che incontra le nuvole. Una nuova polifonia, un nuovo canto a più voci, un'ars nova, una musica tra arte e scienza.

Dalla canzone di Dante nel Convivio: Amor che ne la mente mi ragiona musicata da Casella, (14) all'avventura dell'estremismo di spericolate esperienze sonore di Berio, Maderna, Stockausen, Boulez, Cage, in questo cratere di una abbandonata vertigine la pennellata di Flati diventa frenesia. La sua arte ondosa, fiammeggiante, fluida, si interroga sul tutto della materia. Il balbettio, le voci, il canto di queste confessioni giungono alle radici, condensano l'estasi del visionario in un ventaglio di suoni.

Ogni opera, quale elenco dettagliato di località spaziali, è un portolano, una guida per la navigazione cosmica.

Flati orchestra il piano dei quadri con la potenza del colore per ottenere una realtà universale. I suoi dipinti, colorati con preziose trasparenze, uniscono le percezioni esterne con la chiarezza della rappresentazione interiore. Il paragone con la legittima affinità della musica diventa attuale nell'accordare le immagini a variopinte, allucinate giunture.

Utilizzando bruschi passaggi, stacchi, transizioni improvvise di forme dalla fantasia alla memoria, ha costruito spazio e tempo simili a quelli del sogno o del ricordo, simboli e segreti da interpretare.

I valori impetuosi del gesto e i vincoli dello stile si ambientano nel movimento di ritmi lineari per captare il moto universale, l'energia di espansione nello spazio. Il senso di moto rotatorio si risolve sul piano, esalta il colore e dissocia le forme con effetti spaziali astratti. Una pittura intorno al presente, al continuum. Una pittura complessa in cui si rappresenta qualcosa di inatteso: la trasformazione del nastro di Möbius in un anello che non ha un interno e un esterno ma una sola superficie. Il rapporto tra dentro e fuori, tra positivo e negativo tra volumi e spazio vuoto, formula una concezione che si richiama alla musica.

Nella relazione tra lo spessore della materia e il vuoto dello spazio, il volume del suono riempie il silenzio di tensione. Flati si presenta a Monaco con lo scrosciante colorito di una grande orchestra, come Chillida, (15) buscando la luz.

 

Note:

(1) Saggio in monografia G. Flati, volume IV, Collana Esmeralda, Zanotto editore, 2007.

(2) Saggio in catalogo mostra personale G. Flati Intersezioni del tempo, Palazzo Venezia, Roma, 2008.

(3) Anselmo D'Aosta, santo, filosofo, teologo, dottore della chiesa (Aosta 1033 – Canterbury 1109) Proslogion, 1077.

(4) R. Tassi, Carte d'artisti 17, in G. D. Friedrich, Scritti sull'arte. Arscondita Milano, 2001.

(5) H. Michaux, Passages, 1950.

(6) La particella di Dio ha lasciato un'impronta! E' il titolo di un articolo dove Giovanni Caprara (Corriere della Sera, 14 dicembre 2011) esalta i ricercatori del Cern di Ginevra, gli scienziati italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli che hanno comunicato il risultato di due anni di lavoro a fisici provenienti da tutto il mondo.

(7) La cosmogonia di Kleplero, per germinazione, ha prodotto una vera estetica pittorica dominata dal discorso metaforico.

(8) E. Munch L'urlo, Oslo, Munch-mus.

(9) La serie dei quadri bianchi di Rauschenberg che si modificano quando li investe la luce è sintonizzata sulle esperienze sonore dell'amico John Cage. Il compositore ci conduce all'ascolto del mondo. Per il musicista il silenzio è materia sonora, è rinuncia a qualsiasi intenzione, è rinuncia alla centralità dell'uomo. Il silenzio non esite, c'è sempre il suono: il battito del cuore, l'ambiente che ci circonda...

(10) David Hockney, A bigger wave 1989

(11) Un'organizzazione di tensioni per produrre l'effetto voluto o suono massimo attraverso l'opposizione degli elementi "...Mosca si liquefa in questo sole, una macchia enorme che fa vibrare come lo squillo di una tromba frenetica...accordo finale della sinfonia che ravviva ogni colore...come il forte finale di un'immensa orchestra" (W. Kandiskj Ruckblike in Kandiskj 1913 Der Sturm Berlino; W. Kandiskj, Sguardi sul passato, a cura di M. Milani esce in Italia nel 1999 tradotto dall'originale francese Regard sur le passé).

(12) L. Bortolatto, L'acqua e l'estasi (con F. Plessi) in Metafisica del quotidiano, 1978.

(13) Walter Mauro Il musico Casella in C. Gizzi Dante e L'antipurgatorio, 2010 interessato alla terapia dei suoni e alla sua qualità salvifica attribuisce a Marius Schneider il rapporto suono spazio. Il concerto per bicchieri in E la nave va di Federico Fellini costituisce la più recente interpretazione di un tipo di fragile follia armonica qualora ci concentriamo sul cono e sul moto dei liquidi sottoposti a vibrazioni.

(14) L'incontro di Dante con Casella si svolge in due Canti del Purgatorio, II e III. La nobiltà e la soavità del musico, indice della sua frequentazione con il mondo dei suoni, spiega nel poeta la fascinazione del vigore filtrante dell'universo della musica nel suo animo. Ritmo e cadenza elegiaca presiedono la seconda Cantica e sostituiscono il tono epico della parola, nell'Inferno.

(15) L'opera di Eduardo Chillida (San Sebastian 1924 - 2002) viene posta a Monaco davanti all'ingresso della Pinacothek der Moderne con il suo alternarsi di spazi aperti e chiusi, di densità del materiale e di aria fa riferimento al concetto della musica il volume della plastica non sarebbe possibile senza il vuoto dello spazio.